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La paura a Teatro

  • FlaviaFederico
  • 8 nov 2021
  • Tempo di lettura: 4 min
"Cento anni di storie dell'orrore nascondono un unico segreto: quelle storie traggono il loro potere dal fascino esercitato su di noi dal ripetuto confronto con la paura della nostra mortalità."

Martin Tropp

 

Dalla notte dei tempi l'essere umano vive a stretto contatto con la morte e sin dalla notte dei tempi ha sempre cercato di trovare una spiegazione, una risposta alla fatidica domanda: "Cosa c'è dopo?"

Così si da inizio alle storie tramandate a voce, alla religione, alla letteratura, al cinema, alla spettacolarizzazione del mistero che più ci assilla.


L'idea e la voglia di portare a teatro uno spettacolo dell'orrore deriva da quanto scritto sopra. Lo spettacolo non è altro che un sistema per accrescere ed esorcizzare le proprie paure in un ambiente controllato come un palco ed una platea, ed il discorso è valido sia per chi la paura la crea che per chi la subisce.



 


L'orrore a teatro nasce nel 1897 a Parigi da un'idea del drammaturgo Oscar Méténier che decise di fondare "Le Théatre du Grand-Guignol". Il piccolo teatro offriva spettacoli macabri e violenti facendo il tutto esaurito quasi tutte le sere. Il "Grand-Guignol" chiuse nel 1963 con l'affermazione del Cinema dell'Orrore, ma ad oggi sono in attivo alcune compagnie che hanno riportato in auge questo antico teatro. In Italia abbiamo "Grand Guignol de Milan".

(Nei prossimi mesi seguirà un approfondimento sul Grand Guignol)


 

Nel 2009, dopo anni di insegnamento e spettacoli per i più piccoli, decido di sperimentare una tipologia diversa di teatro e fondo la compagnia amatoriale "Luce nella Tenebra" che col Grand Guignol ha in comune solo le tematiche principali quali la cronaca nera e la morte in scena.


Sono sempre stata una grande appassionata del genere dell'orrore, io stessa posso definirmi una "sopravvissuta" a causa di alcuni eventi legati al mio stato di salute, convivo da quando sono molto piccola con la perdita, il lutto e sì ho una forte paura di morire e di perdere gli affetti.


Non è quindi una novità che fin da quando ero piccola ero una grande amante delle favole più cruente, esempio Barbablù di Perrault, e che più in la con gli anni l'horror, il mistero ed il true crime siano diventati i miei generi letterari e cinematografici preferiti, dove paura e perdita sono una costante.


Non è quindi un'ulteriore novità l'aver avuto l'idea di portare in teatro spettacoli dell'orrore, ma ciò che molti probabilmente non sanno è che lavorare su tematiche tabù è estremamente liberatorio e divertente.


Il piacere di provare paura, o di crearla, comporta una maggiore consapevolezza fornita da un'esperienza nuova, sopravvivere al terrore provoca il rilascio di sostanze neurochimiche simili all'oppio. L'avere paura focalizza l'attenzione e la memoria facendoci sentire vivi, il superare quella paura incolumi ci fa ridere e scaricare l'adrenalina.


Quando si va al cinema per guardare un film horror siamo consapevoli che non ci accadrà nulla se non momenti di tensione e qualche spavento.

Ciò accade anche in teatro, ma con quel pizzico di inaspettato in più dovuto alla presenza di attori in carne ed ossa che sì, recitano e vivono una storia fittizia, ma che si trovano davanti ai nostri occhi e ciò tende a tenere il pubblico sempre sul chi va là.

Spaventare il pubblico è un lavoro di squadra. Si ha la necessità di un testo ben strutturato che funzioni sul palco anche senza troppi "effetti speciali". Questo testo deve essere interpretato da attori preparati, credibili e capaci di immergersi totalmente nello studio dei personaggi, dalla vittima al carnefice. La scenografia deve sorprendere, ma essere ugualmente funzionale. La musica deve saper accompagnare, stare in silenzio o essere la protagonista nei punti essenziali. Le luci devono creare le ombre giuste nei punti giusti, ma far vedere ciò che serve ed avere i colori adatti per creare differenti atmosfere.


Insomma il lavoro per rendere credibile una storia è immenso e collegato, ma ciò che secondo me da allo spettacolo quel brivido in più è l'abbattimento della quarta parete.

Lo strappo della quarta parete avviene quando gli attori e le attrici recitano scene tra il pubblico

interagendo non solo con gli altri personaggi, ma anche con gli ignari spettatori rendendoli parte integrante della storia andando così a creare un'atmosfera che viaggia tra la goliardia, lo stupire, la paura mettendo, per qualche momento, lo spettatore in una condizione di disagio.


A me, per esempio, capitava di avere lo stomaco in subbuglio quando andavo al circo e arrivava la scena dei clown. Nonostante mi divertissero molto le scene e i personaggi ero in perenne angoscia di essere chiamata per il classico numero di magia interattivo.

Questa angoscia l'ho presa, l'ho studiata e poi messa all'interno degli spettacoli donando al pubblico la sensazione di essere perennemente in pericolo. Un pericolo ovviamente fittizio, ma che ha sempre funzionato spaventando il giusto e donando alla fine quella botta di adrenalina che ti fa pensare "Cavoli che spavento, però che bella idea!"


Per gustarsi un horror bisogna essere pronti a farsi spaventare, ma per creare uno spettacolo dell'orrore bisogna non solo saper creare l'atmosfera giusta, ma avere la bravura tecnica ed empatica di mantenere quel climax per tutta la durata dello spettacolo.



Con questa rubrica, "Il teatro di Luce nella Tenebra", andrò a parlare dei vari step che servono per creare, secondo la mia esperienza ed il mio gusto, un buon prodotto artistico e di genere dando il giusto peso al valore di tutti.

 

Bibliografia: "I perché della paura" di Rush W. Dozier Jr.

Foto originali di Claudio Chiodi dello spettacolo "Ed Gein's Psycho" regia di Flavia Federico

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